Che difficile, ottobre.
La stanchezza è già tornata tutta. Forse anche di più. Non aiuta un coinquilino di 104 cm che da due mesi si presenta nel lettone. Non aiuta una coinquilina piena di pelo che da quattro mesi non sta bene e ogni tanto pure lei deve fare le notti in bianco. E io con lei.
Non aiuta il tempo. Il freddo non aiuta mai.
Non aiuta la mole di lavoro che, per quanto meraviglioserrimo, a volte fa fare le ore piccole. E io sto invecchiando, e non è un modo di dire, e così, spesso, la sera, sono talmente stanca che non riesco neanche a far funzionare il neurone del cervello che dovrebbe comandare alle gambe di muoversi, per portarmi in bagno, per prepararmi ad andare a dormire. Rimango lì, seduta in poltrona, a fissare il nero di uno schermo spento, in attesa che l’ultimo slancio di energia, mi accompagni al lettone.
Che difficile, ottobre.
Ma va bene così. La soluzione è anche a portata di mano.
Si chiama, si chiamerebbe, dormire. Di più.
(O pretendere di meno da sé. Anche. Il primo che scopre come si fa, lo dice all’altro, ok?)
Decisamente l’ottobre più nero di sempre. (non che ce ne siano stati altri brutti, ma questo lo è particolarmente)