L’attesa è snervante. Soprattutto quando ti promettono una data per poi ovviamente rimandarla a due giorni dalla scadenza. Dandone una nuova. Che sai già che non verrà rispettata, ma in fondo ancora ci speri, perché dentro sei un’ottimista e ci credi. Ma niente. La nuova data non è quella giusta, di nuovo. E allora il tuo sindaco twitta le scuse, dando una nuova data ancora. Inizi a pensare di doverli giocare al lotto tutti ‘sti numeri. Nel frattempo hai scoperto che l’altro ieri, il giorno in cui tutte le risposte sarebbero dovute arrivare, un impiegato del comune ha chiamato una mamma perchè una delle scelte fatte per l’iscrizione non poteva essere valida. «Ci siamo accorti che quel nido che ha scelto è privato, ma non più convenzionato. Vuole cambiare scelta?». Ora, io dico, tutto bene. Ma ve ne accorgete l’ultimo giorno? E chiamerete davvero tutte le mamme, una a una, per dire che alcune delle strutture che avete fatto selezionare non sono valide? E loro cambieranno scelta e dovrete quindi ricalcolare i punteggi delle varie strutture? Ah, ok c’è anche il piccolo dettaglio della dichiarazione ufficiale. Ci sono 599 domande in più rispetto ai posti previsti. Bisogna trovare maestre, capire quali strutture accoglieranno i bambini in esubero. Ok, bene anche questo, ma davvero lo scoprite solo ora? Sì, caro sindaco, che lo so che non è colpa sua e giuro che la stimo molto ma qui è lei che twitta quindi devo rivolgermi a lei, ce la facciamo sicuramente per il 18 maggio. Dell’anno prossimo, però. Il cinguettio del suo staff più apprezzato è stato comunque «Ma l’anno scorso vi ricordo che sono uscite il 23 giugno». E allora? Se quest’anno avete promesso la prima settimana di maggio mica ve lo abbiamo chiesto noi. Se date una data, è normale che noi la aspettiamo. Siamo mamme. Una delle categorie più precisette e pretenziose, ma questo già lo sapete.
Forse non si rendono conto. Forse pensano che una data valga l’altra. E non sanno che noi mamme, già capaci di vivere fin troppo intensamente tutto ciò che gira intorno alla nostra prole, aspettiamo le graduatorie in tensione. Forse non sanno che ci abbiamo messo un mese a scegliere la struttura perfetta. E ora stiamo incrociando ogni centimetro di pelle per sapere se ci finirà il nostro bambino. Forse si dicono che tanto, giorno più giorno meno, non cambia nulla. E sarebbe anche vero, se non ci avessero dato le date.
Date retta a un cretino (cretina, io), per l’anno prossimo state vaghi, «ve lo diciamo a metà mese, giorno più giorno meno», noi aspetteremo più tranquille, meno in tensione, meno arrabbiate.
Domani è il 18. Stiamo a vedere. Io, comunque, rimango fiduciosa.
Ma nelle altre città funziona allo stesso modo? No, così, giusto per capire…
AGGIORNAMENTO: Oggi è il 18. Sono uscite le graduatorie. E il risultato quasi (molto quasi) non conta più. Perché l’attesa è finita. Viva le date rispettate, anche se al terzo tentativo!
Ciao. Abbiamo scelto questo post per la homepage dei vostri blog! 🙂 http://www.style.it/news/dalla-community/dai-blog.aspx
AHAHAHAAH. Da noi le date escono il giorno in cui dicono che devono uscire.
Ma dove vivi?
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